La storia di Mario Fantin, narratore dell’avventura oltre i confini del mondo civilizzato, inizia con la spedizione italiana del 1954 sul K2, che qualche anno dopo racconterà nel suo diario K2. Sogno vissuto. È il sogno che Fantin con le sue riprese volle far vivere agli spettatori di allora e che la mostra vuole fare rivivere anche al pubblico di oggi.
Infaticabile e invisibile dietro la cinepresa, riuscì a immortalare l’impresa e gli uomini che la compirono, a partire da se stesso, il “tredicesimo alpinista”. Il taccuino originale di Mario Fantin, recentemente ritrovato tra le carte di famiglia, costituisce la parte centrale del racconto, perché in quelle pagine vi sono gli appunti che scrisse durante la spedizione: riprese da realizzare, disegni di inquadrature da registrare, il piano di lavorazione, entusiasmi, impressioni, fatiche.
Il percorso espositivo presenta pannelli e foto esplicativi per inquadrare la vita del cineasta bolognese, una tenda che è il simbolo della difficoltà del suo lavoro al K2 e alcuni leggii autoportanti e autoilluminati che riproducono i “suoni del K2” e le pagine del taccuino, il cui originale è stato visibile all’anteprima presentata al 70° Trento Film Festival (29 aprile-14 maggio 2022). La tenda è originale, ovvero appartenne a Mario Fantin, come pure il proiettore esposto e il cartello “Campo Base” realizzato durante la spedizione. Questi materiali sono concessi gentilmente dalla Famiglia Fantin, a cui appartengono.
Tutta la mostra è realizzata con materiali naturali ed è pensata per girare nelle Sezioni e Sottosezioni del CAI.